Francesco Binfaré

La mia Magis

È arrivato con una telefonata. Pronto, sono Eugenio Perazza, della Magis. Conosce la Magis? Sì, rispondo, quella con lo stand tutto verde, là a Tortona. Sì, riprende, mi piacerebbe avere un pezzo da lei, ho visto il suo divano da Giovannoni, un bellissimo pezzo. Sììì, grazie, gli dico, parla dell’On the Rocks? Sì, dice lui. Ecco, vorrei un progetto così, così croccante. Era il 2004. Poi ci siamo incontrati, prima da me e poi tante volte alla Magis con Matteo e qualche volta con Enrico. Per la prima volta ho avuto a che fare con la virtualità digitale. Molto bello lavorare e grande ospitalità.

Molto importante essere buone forchette soprattutto a mezzogiorno perché da quelle parti non si scherza. È passato qualche anno. Allora s’andava al Cacciatore. Pesce appena pescato, niente menù. Volevo allora una scocca elastica, tutta intera, ed è venuta fuori l’Annett. Hanno dovuto, quelli della Magis, affrontare difficoltà e anche imprevisti. Hanno lavorato duro. Un record di tecnologia e di comodità. La Magis, una famiglia. Quella della Magis, un’idea avanti: un’impresa di progetti e un indotto di alta qualità. Uno stoccaggio intelligente, una rete commerciale originale, un imprenditore illuminato e fanatico delle cose belle e di qualità. Lui voleva da me un imbottito. Non ho ancora capito bene come possa essere per Magis, un impresa giovane nonostante i quarant’anni, ancora imprevedibile e piena di avventura. Affascinante, come una bella enigmatica donna di quelle parti, una donna dell’est.

Tanti auguri e un’ombra di bianco per brindare e ancora
cento anni e tanto successo.